Non tutti lo sanno, ma oltre alla visita fiscale predisposta dall’INPS è facoltà anche del datore di lavoro fare indagini sulla malattia del suo dipendente.
Un lavoratore dipendente ha certamente dei doveri nei confronti dell’azienda per cui presta servizio, ma ovviamente anche dei doveri, che è importante siano rispettati. Tra questi, c’è anche la possibilità di usufruire della malattia, nel caso in cui si avessero dei problemi di salute, ovviamente sempre con l’avvallo di un medico, che deve stabilire quanti siano i giorni necessari per poter guarire e riprendere a pieno regime.

Esistono purtroppo dei casi in cui si tende ad approfittare di questa possibilità, pur senza averne un reale bisogno, per questo è possibile subire un controllo in quel periodo per accertarsi della situazione. Ad accertarsi di questo è l’INPS, che prevede la visita fiscale secondo orari ben determinati, in cui è importante che il malato sia a casa. Molti non lo sanno, ma è facoltà anche del datore di lavoro fare indagini a riguardo, così da eliminare ogni dubbio.
Le indagini del datore di lavoro sulla malattia del dipendente: la norma
L’idea di subire una visita fiscale da parte dell’INPS quando si è in malattia non piace a nessuno, pur sapendo di essere in regola e di aver ottenuto quel permesso con pieno merito con avvallo del dottore. Molti non lo sanno, ma il datore di lavoro ha la facoltà di poterla contestare e di accertarsi se davvero quella sospensione sia dovuta a un malessere reale.

Il primo passo che il lavoratore può compiere se non si sente in grado di presentarsi in azienda consiste nel rivolgersi al proprio medico di base (vale anche il pronto soccorso o la guardia medica) e farsi visitare, se il dottore lo ritiene opportuno potrà ottenere un certificato per malattia, per una durata che deve essere stabilita in quella fase. Qualora il problema non venisse del tutto risolto in quel lasso di tempo, saàr possibile prolungarla. È un errore però pensare che quel documento abbia valore assoluto, anzi è possibile verificare se quanto indicato corrisponda davvero alla realtà.
Ogni imprenditore ha la possibilità di chiarire i dubbi sullo stato del lavoratore attraverso due diversi strumenti. Uno di questi è appunto la nota visita fiscale da parte dell’INPS, in alternativa può agire in autonomia per avere la garanzia dello stato di salute del lavoratore. È possibile farlo anche attraverso il supporto di investigatori privati, che possono presentarsi sul posto per valutare condotte incongruenti (come lo svolgimento di attività sportive, sociali o lavorative incompatibili).
Il medico fiscale inviato dall’INPS, come indicato dalla Risoluzione n. 7/2006 dell’Agenzia delle Entrate, può avere un potere maggiore rispetto a quello del curante, al punto tale da stabilire in autonomia se la malattia possa essere ridotta o addirittura interrotta all’istante se pensa che non sia necessaria. il medico fiscale ha la possibilità d fare un referto, che risulta essere un atto pubblico, per questo ha valore per i fatti obiettivamente riscontrati (es. presenza o assenza del lavoratore all’indirizzo dichiarato), ma non per le valutazioni sanitarie, che restano contestabili in sede giudiziaria. Qualora il lavoratore lo ritenesse, ha modo di contestare la decisione del medico fiscale, operazione che dovrà però essere effettuata in via immediata. A quel punto la scelta finale sarà al coordinatore sanitario della sede INPS competente.

Il datore di lavoro, come detto, può assumere anche investigatori privati, che saranno a sue spese, per accertare fatti incompatibili con l’infermità dichiarata. Anche se dovesse arrivare una conferma dello stato di inabilità da parte del medico fiscale, è possibile per l’imprenditore contestare l’affidabilità del certificato medico. Si potranno così raccogliere prove per dimostrare l’incompatibilità dello stato di malattia o rivalersi presso il giudice del lavoro.